Rischio

I rischi possono essere classificati in Rischi commerciali e Rischi non commerciali.

Rischio commerciale
Il rischio commerciale è legato esclusivamente alla solvibilità del debitore. Per solvibilità del debitore s'intende la sua capacità di rimborso dei propri debiti. L’esame preventivo della solvibilità coincide in genere con il momento della concessione di un finanziamento o di una dilazione di pagamento e verte sulla situazione economico/finanziario/patrimoniale dell’azienda e, soprattutto, sulla sua capacità di produrre reddito. Il rischio commerciale è quindi tanto più basso, quanto più solida e ben gestita è l’azienda acquirente. 
Naturalmente, nel corso degli anni le situazioni si possono modificare: nel caso quindi del rimborso di un finanziamento, il debitore può perdere la capacità di produrre reddito e diventare “insolvente”, non avere cioè i mezzi per pagare i propri debiti. Questo è il motivo per cui i creditori, nel concedere dilazioni di pagamento o finanziamenti ad un'impresa acquirente/debitrice vogliono essere sempre protetti contro il rischio commerciale, chiedendo adeguate garanzie per il pagamento della dilazione o la restituzione del finanziamento concesso. 

Rischio non commerciale
Possono essere di tipo politico (o rischio Paese), catastrofico o di cambio. 

Il rischio Paese o rischio politico è l’esposizione al pericolo di mancato pagamento causato da condizioni non dipendenti dalla volontà del debitore, ma da eventi di natura extra commerciale, derivanti direttamente o indirettamente dal governo del paese debitore. Rientrano in tale rischio anche gli eventi come la guerra, le rivoluzioni e le sommosse. 
La più comune manifestazione del rischio politico è il “rischio di trasferimento“ consistente nell'indisponibilità presso le casse della Banca Centrale del paese debitore di valuta convertibile per la copertura del debito dei vari importatori residenti nel paese stesso. 

I rischi catastrofici sono connessi a vari eventi naturali, come terremoto, alluvione, maremoto, eruzioni vulcaniche ecc. e, come i rischi politici, non sono connessi alla volontà del debitore. 

Il rischio di cambio è dato dalla possibile variazione positiva o negativa del rapporto di cambio che si può verificare tra due (o più) valute in un determinato periodo di tempo (ad esempio, tra il momento della firma di un contratto e il momento dell’incasso del corrispettivo da parte dell’esportatore).
Il rischio di cambio può portare un’operazione in valuta ad un utile oppure ad una perdita sui cambi. Poiché l’esportatore, in genere, non ha esigenze di “speculazione” sui cambi, egli effettua prevalentemente operazioni di protezione contro le perdite sui cambi. 
Le più diffuse operazioni di protezione contro le perdite in cambi sono: 
 
  • la copertura a termine: è un'operazione che consente di fissare il valore del cambio anche con largo anticipo. Un esportatore che oggi stipula un contratto, sa che dopo l'esecuzione della fornitura dovrà, secondo i termini contrattuali, incassare valuta. Per non correre il rischio della svalutazione del suo credito a causa del peggioramento del rapporto di cambio, può vendere oggi la valuta che avrà quando avrà incassato il corrispettivo della fornitura. Viceversa, se un operatore deve pagare un debito tra 3, 4 o 6 mesi, può fissare oggi il valore della valuta che acquisterà quando gli sarà necessaria. Le operazioni di copertura a termine possono essere effettuate da tutte le imprese a differenza della gestione del rischio di cambio;

  • la gestione del rischio di cambio: può essere effettuata solo da quelle imprese che hanno contemporaneamente crediti e debiti espressi in valute estere.